Si parla continuamente di potenziali danni sanitari, in particolare tumori e malattie genetiche nei bambini, a riguardo dei militari italiani che hanno soggiornato in Bosnia nella recente guerra. L’uranio è un metallo pesante che si trova naturalmente in piccole quantità nelle rocce, nel sottosuolo, nell’aria, nell’acqua e anche nei cibi. È costituito, nella sua forma naturale, da tre isotopi che sono radioattivi e che hanno un tempo di dimezzamento di ben 5 miliardi di anni.
L’uranio impoverito, che emette particelle alfa e beta, è comunque meno radioattivo dell’uranio naturale di circa il 40% ed è classificato nella fascia più bassa di rischio tra gli isotopi radioattivi. Già l’uranio impoverito è stato impiegato ampiamente nella guerra del Golfo nel 1991 ed è stato possibile quindi studiare a fondo i veterani di quella guerra per quanto riguarda gli eventuali danni sanitari, in particolare tumori e danni genetici alla progenie. Sono stati condotti due studi di mortalità sui veterani americani ed inglesi e che sono stati pubblicati rispettivamente sul New England Journal of Medicine il 14 novembre 1996 e sul Lancet del 1° luglio 2000. Nel primo studio la mortalità di 695.516 veterani americani della Guerra del Golfo è stata confrontata con 746.000 veterani di altre guerre (per esempio quella del Vietnam) e non è stato riscontrato alcun aumento di mortalità per malattie nei veterani della Guerra del Golfo. Nel secondo studio 54.000 veterani inglesi della Guerra del Golfo sono stati studiati e dopo 8 anni di controlli non è stato riscontrato alcun aumento di mortalità per malattie, nei confronti della popolazione generale. Sono stati inoltre studiati 29 veterani americani della Guerra del Golfo che per un incidente durante la guerra conservano ancora oggi delle schegge di uranio impoverito nel loro corpo e che sono stati confrontati con 38 veterani della stessa guerra senza schegge nel loro corpo. I veterani con le schegge continuano ovviamente a secernere livelli di uranio elevato nelle urine ma non hanno dimostrato ad oggi effetti negativi documentabili sul rene, che è l’organo bersaglio principale per la tossicità da uranio impoverito, né si sono riscontrati tumori. Invece è stata documentata da più parti fra i veterani una sindrome simile alla sindrome da stanchezza cronica, caratterizzata da stanchezza profonda, prolungata nel tempo, disturbi cognitivi della memoria, ecc., che viene messa in relazione con i numerosi vaccini anche sperimentali che i veterani del Golfo hanno dovuto eseguire per i rischi di guerra batteriologica e che possono aver alterato il loro sistema immunitario. La Commissione Mandelli ha studiato una popolazione di 39.450 militari che hanno soggiornato dal dicembre 1995 al gennaio 2001 in Bosnia e/o Kossovo. Il confronto dei tassi di incidenza della popolazione studiata è stato fatto con quelli della popolazione maschili coperte dai registri tumori italiani, e come indicatore per il confronto è stato utilizzato il rapporto fra i casi di "tumore osservati" nella popolazione di militari che si sono recati in Bosnia e/o Kossovo e quelli "attesi" in questa popolazione, facendo riferimento ai tassi dei registri tumori italiani. I casi osservati per tutte le neoplasie sono stati 18, mentre i casi attesi erano 32. Le conclusioni preliminari di questo studio sono che per le neoplasie maligne considerate globalmente emerge un numero di casi inferiore a quello atteso, e questo può essere dovuto in parte alla selezione per idoneità fisica al quale sono sottoposti i militari e in parte al fatto che gli attesi sono stati calcolati in base ai registri tumori che provengono soprattutto dal nord dove l’incidenza dei tumori nel complesso è più elevata rispetto al sud, da dove invece proveniva la maggior parte dei militari impegnati in Bosnia e/o Kossovo. Esiste anche un eccesso, statisticamente non significativo di casi di linfoma di Hodgkin e di leucemia linfatica acuta, ma allo stato attuale dei numeri, tale risultato può essere dovuto al caso, soprattutto per la leucemia linfatica acuta. Per quanto riguarda i danni genetici, nel 1997 uno studio sul New England Journal of Medicine, ha confrontato le malformazioni congenite dei figli dei veterani del Golfo con quelle di altri militari che non sono stati nel Golfo e con quanto ci si aspetta nella popolazione generale e non si è riscontrato alcuna evidenza di aumento. Va ricordato che per fare un esempio solo in Sicilia, ogni anno su 60mila neonati, ve ne sono 2500 che nascono con malformazioni congenite e pertanto non sono i 7 casi di malformazioni congenite in bambini di militari che hanno soggiornato in Bosnia che possono far pensare ad un aumento di queste patologie in correlazione con l’uranio impoverito. In conclusione sarebbe il caso che quando si parla di argomenti sanitari, i politici ed i giornalisti si attenessero strettamente ai dati medici al riguardo e non diffondessero informazioni che possono portare immotivata inquietudine e preoccupazione non solo tra i militari ma tra i loro familiari casomai contribuendo ad aumentare le patologie correlate con l’ansia, in assenza di alcuna dato che metta in correlazione uranio impoverito e tumori o malformazioni congenite nei bambini. D’altra parte dal punto di vista biologico, tenendo conto delle caratteristiche dell’uranio impoverito, è del tutto implausibile l’aumento di rischio di tumori e di malattie congenite dei bambini nei militari della guerra di Bosnia che sono venuti a contatto con l’uranio impoverito.